Di Valentino Privitera
Il Castello fu edificato nel XII sec. e fu dimora di diversi feudatari. La prima fu Albereda di Chiaromonte
(signora di Colobraro e Policoro, moglie ripudiata di Roberto il Guiscardo), nel XIII secolo. Furono poi signori del feudo i Sanseverino, cui seguirono i Carafa, i Donnaperna e i Brancalasso. Il castello è posto sul punto più alto del borgo ed è raggiungibile da percorsi ripidissimi che tagliano verticalmente il lato sudovest della collina, su cui è arroccato Colobraro. Sul lato nord-orientale, praticamente irraggiungibile, vi è un muro di cinta, ormai in stato di rudere, munito di feritoie. A nord vi sono spezzoni di muro che testimoniano la presenza di un ponte levatoio. L’antica e probabile torre quadrilatera è stata abbattuta e gli ambienti sono stati utilizzati come stalle e deposito delle abitazioni prospicienti il castello. I Carafa, feudatari per circa due secoli a partire dal 1617, pur conservando il titolo di principi di Colobraro ne cedettero il territorio, vendendolo, o affittandolo o dandolo in dote matrimoniale ai Donnaperna. Nel 1736 nella Relazione del Gaudioso si legge, infatti, che la terra di Colobraro era nelle mani dei marchesi Donnaperna, da cui passò in seguito ai Brancalasso di Tursi, per matrimonio di una di loro, Olimpia, con un Brancalasso. Fu allora che il castello venne abbandonato definitivamente e mai più scelto come dimora. Oggi il maniero, ridotto allo stato di rudere anche per il terremoto del 1856, non dà alcuna possibilità di compiere una ricostruzione attendibile riguardo alle sue origini. Le uniche notizie attendibili riguardano i dati relativi alla struttura esterna e interna prima dell’ampliamento del 1500 e quelli successivi a opera dei Carafa fornite dal Bretagna. Secondo questi nel castello c’erano oltre quaranta vani al primo piano e grandi magazzini e antri al piano terra; successivamente con la costruzione di muraglioni si formò un altro piano per la costruzione di altre sei sale e di una grande scuderia. Una galleria sotterranea, oggi non più esistente, collegava il castello alla cappella gentilizia dell’Icona, comunemente detta della “Cona” la cui costruzione sembra di poco anteriore al 1500.