Di Enzo Carrozzini
L’amianto e’ un minerale che ha la proprieta’ di resistere bene al calore, si presenta in natura in forma fibrosa, una
caratteristica che combinata ad altri materiali, ha permesso il suo abbondante utilizzo in edilizia. Fin dai primi anni del novecento e’ stato usato per coibentare edifici, fabbricare tettoie, capannoni, condutture di gas e acqua, vagoni ferroviari, aerei e navi. Un materiale duttile ma alla lunga facilmente deteriorabile. L’amianto si sfilaccia in misura infitinesimale in fibre più sottili di un capello, e per questi motivi puo’ essere facilmente assorbito dai polmoni con la respirazione. L’asbestosi e’ la malattia contratta dall’apparato respiratorio a seguito contaminazione da fibre d’amianto. Le fibre assorbite dai tessuti polmonari appesantiscono gli organi fino a rendere impossibile la funzione di espansione dell’organo, ovvero la respirazione stessa. L’asbestosi spesso degenera in Mesotelioma pleurico, una forma di tumore della pleura, la membrana che ricopre i polmoni. La malattia non da’ sintomi, puo’ restare “silente” venti trenta anni, (donde il termine di Killer silenzioso), per poi esplodere all’improvviso con un dolore alla schiena, un colpo di tosse, che segna per il malcapitato, l’avvio di una terrificante via crucis. Gli operai della Eternit dopo anni di esposizione al pulviscolo dei residui di lavorazione, privi di adeguate protezioni, hanno scontato per primi gli effetti devastanti della malattia, la volatilità del pulviscolo poi ha finito per attingere anche persone non direttamente a contatto con i materiali. A Bari ad esempio, nella Fibronit, azienda produttrice di elementi in cemento amianto posta quasi al centro della citta’, oggi ormai chiusa, 180 dipendenti sono deceduti a seguito del contatto prolungato con i manufatti d’amianto, e nel corso degli anni, hanno avuto il medesimo destino circa 700 persone residenti in tre quartieri limitrofi allo stabilimento. Oggi nelle more che si completi la bonifica con la creazione di un grande parco urbano, “il Parco della Rinascita”, dalle autorità competenti vengono diramate direttive affinche’ per l’edificazione di nuovi stabili siti nelle vicinanze del rudere della fabbrica, vengano eseguite opere intese a salvaguardare la falda acquifera dalla contaminazione delle micidiali fibre. Sebbene la Legge n.257 del 1992 abbia vietato la produzione di manufatti in cemento amianto, e imposto alle Regioni il censimento dei siti contaminati, le autorita’ competenti segnalano che i dati forniti al Ministero dell’ambiente da parte di quest’ultime, risultano disomogenei e incompleti, la stessa nostra Regione ha eseguito solo un censimento parziale dei siti inquinati . Una commissione istituita dalla medesima Legge, il cui compito era di seguire le bonifiche, da un’ anno e’ decaduta, e nonostante ci siano stati impegni economici da parte dello Stato, la lotta alla decontaminazione sembra persa in partenza. Infatti, fonti del Ministero dell’ambiente attestano uno stato dell’arte di grandissima preoccupazione perche’ nel Paese ci sono dai 30 ai 40 Milioni di tonnellate di materiali contenenti amianto, 12 milioni di lastre in cemento amianto e che 1,2 miliardi di metri quadrati di tettoie e coperture dovranno essere rimosse nell’arco di 5 10 anni. Intanto, 3000 persone all’anno si ammalano a causa del micidiale elemento. Completano l’ inquietante stato dell’arte le difficolta’ da affrontare nello smaltimento dei rifiuti una volta rimossi. Le bonifiche hanno elevatissimi costi, perche’ le operazioni di rimozione dei materiali devono essere eseguite nel rigido rispetto dei protocolli di lavoro imposti dalle autorita’ sanitarie, onde evitare successive contaminazioni di persone e ambiente. La notevole incidenza sul costo finale di bonifica e’ costituito dal conferimento in discariche specializzate, poiche’ mancano dati certi sul materiale contaminato, non si puo’ prevedere il numero di discariche necessarie allo smaltimento, ragione per cui circa il 70 per cento del materiale è conferito all’estero con conseguente ulteriore aggravio di costi. In questo mese abbiamo da poco finito di festeggiare il cento cinquantenario dell’Unita’ d’Italia, e se pensiamo alla leggenda che fa pronunciare a Giuseppe Garibaldi la famosa frase “ qui si fa’ l’Italia o si muore”, constatiamo con sgomento quanto quello slogan patriottico sia ancora attuale, qui si deve rifare l’Italia , provvedere ,ovvero, alla bonifica di larga parte del territorio, e riporre le basi di uno sviluppo compatibile con gli ecosistemi gia’ duramente colpiti da attivita’ industriali dedite alla loro distruzione sull’altare del lucro. Se e’ vero che i grandi siti industriali sono ormai individuati e quindi oggetto di massima attenzione da parte delle autorità preposte, quello che preoccupa sono le migliaia di tonnellate di materiale disseminate nel territorio italiano difficilmente censibili e controllabili : strutture, piccole tettoie, verande, e via seguitando, che potrebbero essere facilmente individuate soltanto se i legittimi proprietari fossero incentivati alla bonifica. Insomma abbiamo una gigantesca questione ambientale, ed e’ necessario che le Istituzioni ad ogni livello si facciano carico di politiche di sviluppo legate alla protezione dell’ambiente, nel 2020 e’ previsto un picco delle malattie tumorali da esposizioni ad amianto, non si può piu’ perdere tempo, perche’ come si e’ constatato il Killer e’ sempre li’ in agguato, e’ paziente e attende…