Di Danilo Leo
Quante volte, esasperati dall’atteggiamento indisponente o scorretto di qualcuno ci siamo adirati al punto di minacciare di fargli causasalvo poi ripensarci e valutare che, per la scarsa importanza del problema (magari irritante ma non vitale) o per i prevedibili costi del giudizio e per i tempi estenuanti che una causa comporta, di impiantare una causa proprio non ce la sentiamo? Ma è proprio necessario fare una causa per risolvere i contrasti con il mio vicino di casa che tiene il televisore al massimo volume, con il condomino che rifiuta di partecipare alle spese per la pulizia delle scale o con il fruttivendolo che si ostina a gettare la spazzatura dinanzi al portone della mia abitazione? Ebbene no! C’è una comoda soluzione alternativa, semplice ed economica, che presuppone soltanto la disponibilità di entrambi i litiganti a ricercare una soluzione condivisibile al problema. Si tratta della “CONCILIAZIONE IN SEDE NON CONTENZIOSA” disciplinata dall’art. 322 del codice di procedura civile. Ciascuno può, con una semplice istanza formulata, anche oralmente, al Giudice di Pace, esporre il problema a grandi linee e chiedere l’intervento del magistrato per definire una volta per tutte la questione. Il Giudice di Pace, ove verifichi di essere competente (non tutte le questioni possono infatti essere risolte con questa procedura) emetterà un provvedimento che dovrà essere notificato alla controparte a cura del ricorrente, con il quale fisserà un’udienza nel corso della quale le parti contendenti potranno, con la calma necessaria e con la mediazione del giudice, esporre le proprie ragioni e ricercare una definizione concordata della lite. Il Giudice di Pace provvederà a gestire la discussione sfrondandola dagli inutili pettegolezzi e cercando di indirizzare le parti verso un accordo in conformità della normativa vigente, gestendo l’incontro con pazienza, attenzione e con l’autorevolezza che gli discende dal fatto di essere un Giudice. Al termine, ove si giunga ad un accordo condiviso, il magistrato provvederà alla stesura di un “verbale di conciliazione” che, sottoscritto dai contendenti e da lui controfirmato, avrà efficacia di sentenza fra le parti. Facile no? Basta solo un po’ di buona volontà e di pazienza e la convinzione che, se possibile, è sempre meglio ricercare una soluzione ragionata piuttosto che gettarsi in una guerra senza esclusione di colpi. Certo che, se il vicino è proprio irriducibile …. se il condomino è assolutamente sordo agli inviti, e se il fruttivendolo ci gode proprio a darvi fastidio, …. non resta che andare dall’avvocato per far valere le proprie buone ragioni o rassegnarsi mestamente a subire le scorrettezze altrui! “”…….Ma se mi butta di nuovo l’immondizia dinanzi al portone ..…giuro! Gli faccio causa!!!””